LA SATIRA

LA SATIRA

La definizione di satira va dettagliata sia rispetto alla categoria della comicità, del carnevalesco, dell'umorismo, dell'ironia e del sarcasmo, con cui peraltro condivide molti aspetti:

  • con il comico condivide la ricerca del ridicolo nella descrizione di fatti e persone,
  • con il carnevalesco condivide la componente "corrosiva" e scherzosa con cui denunciare impunemente,
  • con l'umorismo condivide la ricerca del paradossale e dello straniamento con cui produce spunti di riflessione morale,
  • con l'ironia condivide il metodo socratico di descrizione antifrasticamente decostruttiva,
  • con il sarcasmo condivide il ricorso peraltro limitato a modalità amare e scanzonate con cui mette in discussione ogni autorità costituita.

Essa si esprime in una zona comunicativa "di confine", infatti ha in genere un contenuto etico normalmente ascrivibile all'autore, ma invoca e ottiene generalmente la condivisione generale, facendo appello alle inclinazioni popolari; anche per questo spesso ne sono oggetto privilegiato personaggi della vita pubblica che occupano posizioni di potere.

Queste stesse caratteristiche sono state sottolineate dalla Corte di Cassazione che si è sentita in dovere di dare una definizione giuridica di cosa debba intendersi per satira:

« È quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene. »
(Prima sezione penale della Corte di Cassazione, sentenza n. 9246/2006)

sabato 21 settembre 2013

SCIE CHIMICHE? ALCUNI CI MARCIA-NÒ !!!



AMBIENTE

Le “scie chimiche”
la leggenda di una bufala


In una foto scattata dallo spazio le tracce delle scie di condensazione degli aerei nei cieli del Portogallo

Come una storia inventata da due truffatori americani nel 1997, per colpa dell’irrazionalità e dell’antiscienza, è diventata un articolo di fede
È una bufala volante, che percorre i nostri cieli da più di quindici anni. Una bufala minacciosa, che parla di sostanze chimiche rilasciate tra le nuvole da misteriosi aeroplani scuri, per avvelenare l’aria e provocare, addirittura, genocidi. Eppure è una bufala di cui sappiamo tutto, vita, morte e miracoli: da quando fu lanciata su internet da una maldestra banda del buco, a tutte le volte che è stata smentita al di là di ogni dubbio sensato. È la storia delle cosiddette scie chimiche, rilanciata su internet con la caparbia irragionevolezza dei complottisti e la complicità (ingenua?) dei politici di mezzo mondo. Oggi continua a spaventare, probabilmente ad arricchire qualcuno, e sicuramente a far sghignazzare molti altri. Ma, come tutte le bufale che si rispettino, ha una storia lunga e istruttiva. 

Il padre delle scie chimiche si chiamava Richard Finke: non era uno scienziato, né un esperto di aeronautica, non aveva nessuna competenza in ambito di spionaggio. Però si mise in società con un certo Larry Wayne Harris che aveva aperto un’ambiziosa ditta di consulenza contro gli attacchi terroristici (la LWH Consulting). Era il 1997: i due, per farsi pubblicità, cominciarono a spammare email in cui annunciavano l’imminenza di un attacco. Ma le cose andarono male, il batterio della peste bubbonica non si fece vedere, e i due non si procurarono clienti. Fu così che Finke passò al contrattacco e scrisse a una mailing list sul bioterrorismo la seguente mail (questa è la versione riportata dal giornalista cacciabufale, o debunker, Jay Reynolds): “Il direttore di Aqua-tech Environmental… rivela oggi di aver trovato 1,2-dibromoetano (una sostanza molto tossica e cancerogena, ndr) in campioni di acqua… raccolti da contadini di Maryland e Pennsylvania. … La sostanza sembra essere mescolata al carburante degli aerei e dispersa costantemente nei nostri cieli. Le linee che riempiono i nostri cieli non sono scie di condensazione: vengono disperse e possono durare ore, rilasciando lentamente il flagello”. Il titolo, in perfetto stile complottardo, era scritto in maiuscolo, cominciava con Genocide on a wholesale (genocidio all’ingrosso) e conteneva la bellezza di cinque punti esclamativi su quindici parole.  

La bufala cominciò così a volare. Finché nel 1999 non trovò una legittimazione mediatica in un programma radiofonico dedicato a complotti e ufologia, Coast to Coast AM di Art Bell, grazie a William Thomas, un giornalista americano che tuttora ha un sito internet sulle chemtrails (cioè le scie avvelenate) e tuttora scrive libri sul tema. La sua homepage lancia oggi skyder alert: il primo social network per appassionati di scie chimiche che può essere scaricato sugli smartphone e permette di inviare foto del cielo solcato da strisce bianche direttamente ai propri politici di riferimento. 

Sì, perché le principali prove dell’esistenza del fenomeno sono, al momento, fotografie del cielo. Cieli azzurri o grigi, di campagna o di città, su cui si vedono coppie di strisce bianche che si allargano poi si dissolvono in fiocchi o in strie, che si intrecciano e si confondono fra loro. Solo con una rapida ricerca su internet se ne trovano a centinaia, forse migliaia, sono state scattate in tutto il mondo dai fautori della cospirazione aerea internazionale. Ci sono poi le fotografie dei velivoli che le rilascerebbero e, in Italia, dei cosiddetti elicotteri neri: secondo gli esperti di fotografia, sono solo foto controluce di normali elicotteri. Ma per i seguaci del complotto sarebbero strumenti del grande progetto di diffusione delle scie chimiche, che di volta in volta controllerebbero il territorio o disperderebbero le sostanze tossiche. 

Del resto, si scopre che esisterebbero anche aerei bianchi, deputati a spruzzare sostanze tossiche ad alta quota. Per gli esperti di aeronautica, bella scoperta: quasi tutte le livree degli aerei sono bianche, soprattutto sulla pancia, e tutte, viste dal basso, soprattutto in condizioni di aria umida, ai nostri occhi appaiono più chiare di quanto non siano e perdono i dettagli. Infatti, guarda caso, aerei bianchi ed elicotteri neri non avrebbero finestrini. Volendo esagerare, tra le varianti più bizzarre della teoria si deve anche segnalare la presenza di aerei invisibili, dei quali ovviamente non esistono foto, e talvolta addirittura di scie chimiche invisibili. 

Nella loro versione tradizionale, però, le scie chimiche vere e proprie sarebbero bianche e si riconoscerebbero dalle normali scie di condensazione degli aerei perché più spesse, più durature e genericamente insolite e sospette. Sarebbero anche recenti, cose degli ultimi vent’anni, a dispetto di documenti fotografici risalenti alla guerra civile spagnola e alla seconda guerra mondiale che mostrano il cielo striato dalle tracce dei bombardieri. 

Oltre a Jay Reynolds, anche i debunker nostrani del Cicap, come Simone Angioni, chimico dell’università di Pavia, si sono messi a dare spiegazioni. In sostanza la sintesi è questa: “l’atmosfera è un fluido non omogeneo, in continuo mescolamento, e le condizioni di temperatura, umidità e pressione variano anche nel giro di poche decine di metri, come variano i forti venti di quelle altitudini”. Per cui il gas di scarico degli aerei forma scie di condensazione che non hanno sempre lo stesso aspetto e la stessa durata. “In generale, perché si formino ci vogliono temperature basse, quindi l’aereo deve trovarsi ad alta quota”. Ma quanto alta? “Dipende”. E, comunque, è impossibile misurare l’altezza di un aereo a occhio, o con strumenti grossolani, qui da terra.  

Poi c’è la questione del contenuto delle scie chimiche: di che cosa sarebbero fatte? Di un sacco di cose. “Dal bario ai virus, da nanoparticelle a strani vaccini, da pesticidi tossici a misteriosi protozoi, fino a Ogm alieni”, spiega Angioni. Alcuni siti portano a sostegno della teoria analisi chimiche condotte su campioni di terra, di acqua, di materiali biologici, raccolti sotto la scia, in verticale, come se le polveri cadessero per terra, da dieci chilometri di altezza, giù a piombo. Molte di queste analisi riferiscono di concentrazioni di elementi chimici come il silicio, il bario e l’alluminio in linea con la normale presenza di questi elementi nel suolo terrestre. Per qualcuno, di recente, c’è anche il sospetto di un complotto internazionale per indurre modifiche climatiche con microparticelle metalliche o cose simili, che nasce dalla confusione con esperimenti veri, e pubblici, di modifica di microcondizioni climatiche. Ma in sostanza, niente di dimostrato e niente, alla fine, di veramente spaventoso. Solo una bufala che vola. 

Eppure, si contano innumerevoli interrogazioni parlamentari che l’hanno sollevata, anche in Italia (l’ultima nel dicembre 2012 e la penultima nel 2011, presentata dall’onorevole Domenico Scilipoti), e poi trasmissioni televisive come Voyager e radio generalmente dedicate ad altri tipi di temi che non la scienza, come Radio Deejay. “Non è un vero business – precisa Angioni – piuttosto serve ad avere l’attenzione dei media e del pubblico, fino alla prima serata in tv”. 

Altrettanti sono stati i relativi chiarimenti emessi dagli organi tecnici e scientifici, nell’inane sforzo di far fuori la bufala. Ci si è messo anche il debunker Paolo Attivissimo, che sul suo sito pone un legittimo dubbio: chi sarebbe tanto fesso da distribuire agenti tossici in aria, attraverso scie bianche in campo azzurro (quando di notte le stesse sarebbero invisibili) pur sapendo che, oltre alle sue vittime, anche lui stesso li respirerebbe? 

Nonostante tutto, la bufala delle scie chimiche continua a viaggiare indisturbata. Perché? Secondo Angioni, per una ragione molto umana: “la convinzione di essere i salvatori del mondo è appagante, soprattutto se si può diventare eroi restando comodamente seduti alla propria scrivania. Mentre rivedere le proprie convinzioni significa tornare alla dura realtà. Così molti preferiscono rimanere nel mondo delle cospirazioni globali”. Quello in cui le bufale volano, per esempio. 


SOCIETÀ

Scie chimiche e nuove bufale
Il dibattito impossibile

Ecco cosa accade a chi smonta scientificamente
una “teoria” diffusa in Rete
Le scie bianche rilasciate dagli aerei, che di tanto in tanto può capitare di vedere alzando gli occhi al cielo, non sono la prova di un complotto globale ordito ai danni degli abitanti di questo Pianeta, ma una leggenda nata nel 1997 negli Stati Uniti a scopi sostanzialmente pubblicitari. È stato per aver raccontato questa storia – e ricordato alcune verità scientifiche basilari e condivise – che la sottoscritta, autrice dell’articolo comparso sull’ultimo numero del supplemento de La Stampa «Tuttogreen», è diventata il bersaglio di centinaia di mail contenenti insulti e minacce.  

Da «Ammazzati», a «Quelli come te fanno una brutta fine», da «Sei un burattino», una «Venduta», una «Vergogna per il genere umano» al più ovvio, e desolante, «Put…» (trattandosi di giornalista femmina, quasi scontato). Non sono arrivati solo insulti espliciti. Ci sono stati quelli che hanno rabbiosamente invocato il beneficio del dubbio, ma impiegando una pletora ingiustificata di punti esclamativi. E quelli, numerosissimi, che hanno avanzato il sospetto che, oltre alla canonica retribuzione del collaboratore da parte del giornale, ci sia stato un pagamento da parte di entità misteriose: è servito a poco far notare che in questo caso avrei scelto di firmare con uno pseudonimo (magari al maschile), e che comunque sotto questo stesso cielo ci vive anche l’intera redazione de La Stampa.  

Infine, ci sono stati quelli sinceramente preoccupati dalle «cose che si leggono su Internet», magari offesi dal tono «saccente», sentendosi trattati da «ignoranti o stupidi» e in generale desiderosi di avere un ulteriore chiarimento sulle scie bianche rilasciate dagli aerei. A questi ultimi ho provato a rispondere.  

Dagli Anni Cinquanta del secolo scorso si è cercato di capire perché a volte gli aerei rilascino scie bianche nel cielo e a volte no: la risposta è che ad altitudini di dieci chilometri, dove volano gli aerei di linea e la densità dell’aria è circa un quarto rispetto a quella qui in basso, le condizioni di temperatura e umidità sono molto mutevoli. Il vapore acqueo contenuto nel gas di scarico degli aerei, perciò, può solidificare e rendersi visibile da terra, oppure no. Del resto, le stesse nuvole a volte si formano e a volte no, e quando si formano hanno aspetti diversi tra loro e sono più o meno persistenti nel tempo.  

Negli ultimi decenni il traffico aereo mondiale è aumentato. Tutti noi voliamo con una frequenza molto superiore rispetto a quando eravamo bambini, che il cielo era azzurro e le nuvole le potevi toccare. Allora perché ci stupiamo che lo facciano altri terrestri? E quindi che il cielo sia ovunque solcato da un numero di aerei crescente? 

Ma poi, a chi spetta l’onere della prova? A chi afferma da anni l’esistenza di un piano di sterminio globale dell’umanità (assai inefficiente, verrebbe da dire) o a chi non ne trova la ragione, né riesce ad avere uno straccio di fonte attendibile sul dottor Stranamore di turno? 

Anche sul perché di tante, davvero tante, mail aggressive che sono volate sulla testa di chi ha raccontato la bufala delle scie chimiche si può trovare una risposta scientifica. In parte ce l’ha data Karl Popper negli Anni Settanta: gli uomini tendono a cercare una risposta esterna ai fenomeni del mondo, e se un tempo per le cose negative c’erano gli dei capricciosi e potenti dell’Olimpo, oggi ci sono sinistri gruppi di potere fatti da personaggi misteriosi che non possono smettere di tormentarci solo perché nessuno li ha mai visti. Non è un argomento sufficiente. Non solo: immaginarsi un grande complotto ci deresponsabilizza e ci offre una spiegazione facile per fatti, talvolta anche dolorosi, a cui è difficile trovare un senso.  

La malattia di una persona cara, per esempio, può essere consolatorio attribuirla alla cattiveria delle multinazionali del farmaco che terrebbero per sé i rimedi davvero efficaci (perché dovrebbero? Con quello che ci guadagnerebbero, poi). Si tratta di un pensiero molto umano, ma quantomeno cedevole di fronte a certe spiegazioni scientifiche che oggi siamo in grado di dare a molte delle cose intorno a noi.  
Ma le teorie del complotto non sono sempre innocue. L’idea che l’Aids non esista o che sia un complotto dei bianchi contro i neri (idea diffusa in certi paesi africani) ha portato tanti a rinunciare alla prevenzione. La voce che i vaccini siano portatori di malattie terribili, e non il contrario, ha portato troppi genitori a rinunciare a somministrarli ai propri figli. E proprio adesso nella civile Gran Bretagna si sta assistendo alla recrudescenza di malattie gravi ed evitabili come la parotite e il morbillo. 

Infine chi propugna le teorie del complotto tende a pensarsi più furbo del popolo bue, e infatti lo apostrofa con vigore e forse anche scarso rispetto: sveglia!! Tende a non ammettere i propri errori, a non accettare il dialogo con la scienza che, lei sì, si nutre di dubbi. È esso stesso influenzabile, come tutti noi, ma più cinico: cita solo le fonti che confermano la sua idea noncurante delle eventuali contraddizioni, pone sempre le stesse domande, avanza sempre gli stessi sberleffi. E a volte decide di scrivere una mail. Dimenticandosi che dall’altra parte della posta elettronica c’è un altro essere umano, incidentalmente di sesso femminile, senza squame verdi e senza branchie o antenne, che sta soltanto cercando, come tanti, di fare bene il proprio mestiere. 


EDITORIALI

Perché siamo disposti a credere a tutto

Molte cose colpiscono negli allarmi dei teorici delle cospirazioni che evocano ogni sorta di trama scellerata, dalle scie chimiche all’uso dell’epidemia A/H1N1 come arma biologica, intenzionalmente utilizzata per una drastica riduzione della popolazione mondiale. La prima, la più banale, è la stupefacente facilità con cui tante persone - in un’èra segnata dal progresso della tecnologia e della scienza- sono disposte a prendere per oro colato le più sgangherate teorie del complotto come quella di una congiura internazionale microchip nel corpo umano (divulgata in Italia dal M5S); o del «complotto lunare» secondo il quale i capi della Nasa falsificarono completamente l’atterraggio dell’uomo sulla Luna, in una cospirazione condotta, manco a dirlo, con la collaborazione del Governo degli Stati Uniti. Ma ad imporsi - oltre al numero e alla lunga durata di alcune strampalate teorie - è la disinvoltura con cui i loro seguaci ignorano le più schiaccianti «prove» scientifiche; e, in generale, il sospetto con cui guardano alla scienza e ai suoi metodi: quando si trovano di fronte a fatti inoppugnabili, che demoliscono le loro folli teorie, le assumono semplicemente come un’ulteriore prova dell’ingegno messo in campo per dimostrare il falso.  

Coloro che ne scrivono, con sprezzo del pericolo, sono considerati una pedina delle forze oscure e potenti che ordiscono le loro trame. Come quelle, per fare un solo esempio, che, secondo un’ipotesi complottista, hanno fatto scoppiare la prima epidemia di Hiv/Aids nel 1981: il mortale virus sarebbe stato creato dalla Cia nei laboratori militari per spazzare via gli omosessuali e gli afroamericani. Le prove scientifiche sull’origine del virus non hanno scosso i seguaci, tra cui eminenti personaggi come il presidente sudafricano Thabo Mbeki e l’ecologista keniana Wangari Maathai, che approfittò dei riflettori internazionali per sostenere quella teoria, che fa a meno dei fatti: la comunità scientifica è quasi unanime nel ritenere che il virus è passato dalle scimmie all’uomo alcuni decenni prima della sua comparsa sulla scena. Nel clima di negazione e rifiuto della scienza, non manca, in alcuni casi, il ricorso a prove pseudoscientifiche come avviene per il presunto collegamento vaccini-autismo , che prende di mira l’avidità di Big Pharma.  

Al di là dell’interesse - che riguarda l’ambito della psicologia - per questa particolare forma di pensiero irrazionale e per il legame tra pensiero cospirativo e visioni del mondo anti-scienza, alcune di queste teorie complottiste non sono purtroppo innocue. Talora provocano danni alla società: basterà ricordare quanti genitori, allarmati dalla teoria - pur ampiamente smentita e dimostrata priva di fondamento - che i vaccini potessero avere un ruolo nell’autismo, hanno privato i loro bambini di un prezioso scudo protettivo contro gravi malattie. Ma perché tante persone sono così pericolosamente inclini ad accettare le teorie della cospirazione? Forse - sostiene qualcuno - soddisfano alcuni requisiti fondamentali dell’uomo. Stando alla «gerarchia di bisogni» tracciata dallo psicologo Abraham Maslow, le ricche società occidentali hanno soddisfatto i bisogni più elementari (fame, sete, sonno, ecc.), cosa che ha fatto emergere i bisogni di ordine superiore, come quello della sicurezza (protezione, soppressione di ansie, preoccupazioni e paura. Quella dell’ignoto, per cominciare). Conoscere le «trame» e le congiure di oscuri e potenti personaggi darebbe l’illusione di riuscire a sconfiggerla.

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Ecco un esempio dei commenti sulla pagina facebook dello Stercorarius sanremensis:


mercoledì 11 settembre 2013

PERCHÉ ZRET NON PUÒ INSEGNARE

Tratto da: http://banferenemy.blogspot.it/2013/09/perche-chi-odia-lo-stato-non-dovrebbe.html

Dopo l'articolo di Repubblica di cui ormai si è parlato diffusamente, i fratelli sanremesi hanno accusato duramente il colpo. Ci sono stati diversi articoli carichi di livore sui vari blog dell' "Arcipelago Scie Chimiche", decine di prese di posizione, talvolta dure, al limite della denuncia. Ma di denunce non sembra ce ne siano state. Meglio così.


Sono comparse pagine Facebook a sostegno del Prof. Zret, e la cosa, francamente, non mi stupisce, per motivi che vedremo successivamente.

Qualcuno dice che Zret è un ottimo insegnante, qualcuno dice che è pericoloso per l'educazione dei ragazzi.
L'aspetto che però sembra essere sfuggito ai più è quello, più generale,  relativo alla natura del rapporto (di lavoro SUBORDINATO) tra il professore e il suo datore di lavoro (lo STATO ITALIANO).

Tutti conoscono a memoria gli articoli del codice civile che regolano i rapporti di lavoro subordinati, e sarebbe ozioso e ridondante parlarne o citarne i passaggi più significativi relativi ad obblighi di LEALTÀ e FEDELTÀ. Pur essendo oltremodo noioso, sarebbe opportuno richiamare il "D.P.R. 16.04.2013 n° 62 (Codice comportamento dipendenti pubblici) nei passaggi che disciplinano aspetti di CONFLITTO DI INTERESSE e appartenenze ad organizzazioni i cui ambiti di interesse possano INTERFERIRE con i doveri d'ufficio.

Ma restiamo a principi generali. 

Il Professor Zret, come tutti i lavoratori dipendenti, è tenuto garantire al proprio datore di lavoro, LEALTÀ e FEDELTÀ.

Come si contempera questo obbligo con i comportamenti del Professore, con i suoi scritti, con le sue quotidiane esternazioni? Si badi bene, che in nessun caso possono essere messe in discussione le IDEE del Professor Zret. Egli ha diritto di pensare ed esprimere qualunque IDEA, anche la più inverosimile.
Ma il Professore, in stretta collaborazione con il suo congiunto Straker, non esprime solo idee: formula PRECISE e CIRCOSTANZIATE ACCUSE. E lo fa pubblicamente.

Le ACCUSE sono innanzitutto a carico dello STATO (datore di lavoro del Professore). STATO che viene accusato QUOTIDIANAMENTE di essere eterodiretto da una cricca criminale trasnazionale, accusato di GENOCIDIO, di perpetrare attività clandestine finalizzate allo sterminio di massa. Stato accusato di ALTO TRADIMENTO, nel perseguire interessi economico militari di imprese multinazionali e potenze straniere. Stato accusato di inscenare falsi attentati, depistaggi, persecuzioni di attivisti e financo omicidi. 

Di fronte alla gravità di tali accuse, lo stimato professore, che sostiene di essere in possesso di PROVE DEFINITIVE su tali argomenti, che fa? Fulgido esempio di senso civico e faro di moralità, tiene per sé le accuse, anzi, scrive dei prolissi e pomposi post su improbabili blog. Promuove indirettamente l'illegale raccolta fondi del fratello disoccupato per fronteggiare le spese derivanti dalle querele per diffamazione nel tempo accumulatesi.

Giusto per limitarsi ai fatti degli ultimi mesi, e per fare un esempio,  il Professore si guarda bene dall'approfondire lo stato di salute dei Carabinieri gravemente feriti nell'attentato di Roma, o magari di indagare, nel paese di residenza, sul passato dell'attentatore. No. Egli, basandosi su "indagini" compiute dal discusso fratello, operate su FRAME TELEVISIVI e suole di scarpe,  arriva alla conclusione che LO STATO ITALIANO (suo datore di lavoro) ha inscenato questo attentato per facilitare il voto di fiducia al Governo Letta. 
Delle due l'una. O i due sono in palese MALAFEDE (non vogliono approfondire perché sanno perfettamente di essere in torto), oppure i due hanno una visione, una concezione dello Stato che è quantomeno in contrasto con con l'esserne dipendente stipendiato.

Premesso che, a titolo personale, non affiderei nemmeno l'EDUCAZIONE (si EDUCAZIONE, caro Professore e cari suoi fan, EDUCAZIONE, non suggestioni o nozionismo) del mio adorato gatto al Professore in oggetto, mi siano consentite alcune domande dirette:


"COME SI CONTEMPERA, PROFESSORE, L'OBBLIGO DI  FEDELTÀ E LEALTÀ AL DATORE DI LAVORO
 (LO STATO) CON LE ACCUSE CHE LEI REITERATAMENTE RIVOLGE ALLO STESSO?" 

"PERCHÉ SE RITIENE DI AVERE PROVE INOPPUGNABILI SUL FALSO ATTENTATO DI ROMA 
COME DI ALTRI EVENTI CRIMINOSI,  NON SI È RIVOLTO ALLA MAGISTRATURA?"

"RITIENE MORALMENTE SOSTENIBILE RICEVERE LO STIPENDIO DALLO STATO ITALIANO?"

Non mi stupisce il fatto, infine, che gli sia stata tributata della solidarietà. Zret può paradossalmente apparire come un ottimo insegnante. Forse le sue chiavi di lettura della storia e della contemporaneità possono apparire intriganti, suggestive, financo appaganti. Non faccio fatica a credere che, nel nostro disgraziato Paese, un giovane possa sentirsi "illuminato" da una visione complottista della realtà. Del resto, questa, gli semplificherà non poco l'analisi del quotidiano e gli fornirà un formidabile alibi per la disillusione. la rassegnazione e il nichilismo. E la chiamano Educazione?

Mi siano perdonate le deroghe alla netiquette (maiuscole).

Cosa dice la legge. (Grassetti miei). 


Art. 3
Principi generali

  1. Il dipendente osserva la Costituzione, servendo la  Nazione  con disciplina ed onore e conformando la propria condotta ai principi  di buon  andamento  e  imparzialità  dell'azione   amministrativa.   Il dipendente  svolge  i  propri  compiti  nel  rispetto  della   legge, perseguendo l'interesse pubblico senza abusare della posizione o  dei poteri di cui è titolare.
  2. Il  dipendente  rispetta  altresì  i  principi  di  integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza e agisce  in  posizione  di  indipendenza  e
imparzialità, astenendosi in caso di conflitto di interessi.
(...)

Art. 5
Partecipazione ad associazioni e organizzazioni

  1.  Nel  rispetto  della  disciplina   vigente   del   diritto   di associazione, il dipendente comunica tempestivamente al  responsabile dell'ufficio di appartenenza la propria adesione  o  appartenenza  ad associazioni od organizzazioni,  a  prescindere  dal  loro  carattere riservato o meno, i cui ambiti di interessi possano  interferire  con lo svolgimento dell'attività dell'ufficio. Il presente comma non  si applica all'adesione a partiti politici o a sindacati.
(...)

2. Il dipendente si  astiene  dal  prendere  decisioni  o  svolgere attività inerenti alle sue  mansioni  in  situazioni  di  conflitto, anche potenziale, di interessi con interessi personali, del  coniuge, di conviventi, di parenti, di  affini  entro  il  secondo  grado.  Il conflitto può riguardare interessi di qualsiasi  natura,
(...)

Art. 10
Comportamento nei rapporti privati

  1. Nei rapporti privati, comprese le relazioni extralavorative  con pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni, il  dipendente non   sfrutta,   né   menziona    la    posizione    che    ricopre

nell'amministrazione per ottenere utilità che non gli spettino e non assume nessun altro  comportamento  che  possa  nuocere  all'immagine dell'amministrazione.




Meglio se ci fermiamo qui...

BigRedCat Redivivo.