Per più di venticinque anni ho "battuto" su questa tastiera... di tutto e in tutte le lingue che utilizzano i caratteri latini. Tantissimi libri, giornali, settimanali, lavori commerciali...
Quando il computer, come lo conosciamo oggi, era di là da venire e le stampanti laser o inkjet erano fantascienza!
Come mai, oggi, scrivo di queste cose "vecchie"?
Perché stasera, girando sul web, ho trovato questa chicca:
Primo: mi ha fatto piacere scoprire che un altro Nigrelli (che non è assolutamente un mio parente prossimo), ha fatto il mio stesso lavoro.
Secondo: stigmatizza come i linotipisti in primis e i tipografi in generale fossero tenuti (allora) in grande considerazione tanto da equipararli a quelli che in seguito furono denominati "pubblicisti".
Terzo: già allora eravamo provvisti di "Licenza"... come adesso con lo SMOM... ahahahah!
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Già che ci sono, voglio pubblicare alcune foto della mia Linotype "Menta M1" (che non possiedo più da anni) scattate in occasione di una chiamata in soccorso dall'attuale proprietario per risolvere alcuni problemucci derivanti dall'usura di un componente meccanico che però non erano stati in grado di individuare. Come si vede, la macchina è parzialmente smontata... beh... lo vedo io...
Le "matrici" (quelle cosine gialle) a destra nella foto, sono i fuoricassa: lettere accentate e segni grafici vari che venivano inseriti a mano, all'occorrenza.
Il "magazzino": quella scatola piatta con su scritto "12 permanent" vuol dire che la macchina sta utilizzando il font "permanent" corrispondente all'helvetica o allo swiss, in "corpo 12" (punti tipografici) e nella versione "normale" e "nero".
Per cambiare font o dimensione, bisognava sostituire tutto il "magazzino".
L'attuale proprietario, felice e soddisfatto, dopo la riparazione perfettamente riuscita.
WASP
Wow, che bel pezzo di storia! Oltre ai fiori anche questo è un articolo interessante, grazie Wasp! Un pezzo di storia di una professione ignorata dalla maggior parte delle persone che hanno sempre dato i libri e le pubblicazioni in genere come qualcosa di scontato.
RispondiEliminaPiccolo refuso: la scrittura corretta sarebbe "inkjet" non "inkget".
Sei sicuro che non sia un tuo parente?
RispondiEliminaSembra somigliarti un poco, oppure sono ubriaco senza aver bevuto?
Comunque quella tastiera è un casino, io ci metterei cinque anni a scriverci qualcosa
Grazie Buzz Lloyd, correttore di bozze! Refuso corretto.
RispondiEliminaPalle Quadre, è questione di abitudine: io trovo quella tastiera molto più ergonomica della "qwerty" (dove riesco a scrivere con sole due dita...). La produzione contrattuale del linotipista (da giornale) era di 8.500 battute/ora che si raggiungevano facilmente e restava ancora il tempo di fumarsi una sigaretta e prendere un caffè...
RispondiEliminaA proposito, avete mai sentito parlare di "etaoin"? è la prima fila a sinistra dei tasti della linotype.
bè, contrattualmente erano 5.500 battute l'ora, che salivano a 6.000 per eventuali errori e rimanere sopra quelle del contratto, diciamo per stare tranquilli, sì la tastiera per me è il non plus ultra, dato il mio lavoro di linotipista sia in tipografia che nei giornali. La mazzata è arrivata quando mi sono trovato davanti a un monitor e tastiera qwerty, agli inizi degli anni '80. Un incubo che ti cambia la vita...
EliminaMancano i numeri o c'è un gruppo di tasti apposito che non si vede? O i numeri sono "fuoricassa?
RispondiElimina@Paolo: i numeri ci sono, in centro tastiera a sinistra delle maiuscole. Se guardi bene, sotto i numeri ci sono delle lettere... è il "maiuscoletto". Le matrici hanno due posizioni, di solito "tondo" e "corsivo" o "nero"; i numeri, al posto dell'alternativo corsivo/nero hanno delle lettere maiuscole ma basse come il minuscolo, il cosiddetto "maiuscoletto".
RispondiEliminaI "fuoricassa" sono le lettere accentate maiuscole e quelle non comuni nella lingua italiana tipo dieresi, cediglia, lettere barrate, segni matematici, ecc....
Pensa che quando ordinavi (compravi) un font nuovo dovevi segnare nell'elenco dei fuoricassa sia quelli che volevi che la quantità... di solito 2/3 per tipo.
Quando è arrivato il segno "@" siamo rimasti tutti spiazzati: non lo aveva nessuno in Italia!
Poi la "Simoncini" (fabbrica italiana di matrici - che non c'è più) ha provveduto.
Ah, la buona vecchia meccanica di un tempo...
RispondiEliminaScherzi a parte, per quel poco che ne so, le linotype erano dei veri gioiellini di meccanica, e che siano ancora in uso oggi, dimostra QUANTO erano ben fatte e robuste.
Concordo con Buzz Lloyd, un gran bel pezzo di storia!
Si autentici gioielli di meccanica ma che, immagino,a causa del piombo fuso, creassero non pochi problemi ai polmoni
RispondiElimina@ frankbat: sì, la vecchia meccanica di un tempo: fatta per durare (19.000 pezzi diversi di alta precisione); non era raro lavorare su macchine di 50/60 anni di età: lì si vedeva l'abilità dell'operatore!!!
RispondiEliminaNegli anni '50 tutte le linotype funzionanti in Italia erano inglesi o americane; venivano importate già usate, sottoposte a revisione e vendute come "rebuilt". Erano perciò macchine che avevano già decine di anni di servizio.
Solo negli anni '60 la ditta Menta di Milano ha cominciato a costruire interamente in Italia le sue Mentype. Questa nella foto è stata da me comperata nuova di fabbrica nel 1971: ha compiuto 40 anni!
@ The Foe-Hammer: no, nessun problema particolare; la malattia specifica da intossicazione da piombo è il Saturnismo: ebbene per mia esperienza personale, ti posso assicurare che non ho mai conosciuto né saputo di qualche tipografo che si sia ammalato di Saturnismo.
RispondiEliminaIl vero problema non era il piombo fuso (330°C) ma il fatto che le caldaie venissero rabboccate con metallo usato (stampato) e quindi sporco di residui di inchiostro e petrolio che a quella temperatura bruciava e "fumava".
Si è rimediato, in un primo tempo, con una cappa aspirante... non molto efficace, l'odore era ancora abbastanza forte.
Si è passato allora agli alimentatori automatici a galleggiante. In pratica il metallo "usato" veniva fuso e trasformato in lingotti in appositi locali prima di essere riusato pulito nella linotype.
I vapori della fusione, invece, non erano un problema in quanto essendo "pesanti" tendevano a scendere verso il pavimento e quindi lontano dai polmoni.
Quante me ne sono passate per le mani...le importavamo dagli Stati Uniti, vecchiotte ma ancora valide. Devo avere ancora qualche pezzo in officina. Che nostalgia :-)
RispondiElimina@Apewithtools, grazie per il tuo contributo e per la visita!
RispondiEliminaAuguroni.zanzara non loggata:)
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